Non c’è più niente da fare: la malinconia romantica nella voce di Bobby Solo
“Non c’è più niente da fare” di Bobby Solo: il canto struggente dell’amore perduto che ha segnato una generazione di cuori innamorati.

Bobby Solo: il ragazzo con il ciuffo e l’anima blues
Negli anni ’60, tra i cantanti italiani spiccava un giovane dal fascino rock’n’roll e la voce avvolgente: Bobby Solo, al secolo Roberto Satti. Spesso paragonato a Elvis Presley per lo stile e l’impostazione vocale, Bobby conquistò l’Italia con la sua miscela di melodia italiana e anima americana.
Ma non era solo look o stile: Bobby aveva una voce calda, profonda, capace di raccontare l’amore e il dolore con rara sincerità. E uno dei suoi brani più intensi e malinconici è proprio “Non c’è più niente da fare”, uscito nel 1965.
Una canzone che ti prende l’anima
“Non c’è più niente da fare” è uno di quei brani che bastano pochi secondi per riconoscerlo. Una melodia semplice ma struggente, un testo disarmante nella sua verità, e quella voce che accarezza e ferisce allo stesso tempo.
“Non c’è più niente da fare
oramai tu mi hai lasciato
non c’è più niente da fare
il mio cuore si è spezzato…”
Parole che tutti abbiamo sentito dentro, almeno una volta. Il dolore dell’abbandono, l’impotenza davanti a un amore che finisce, il vuoto che resta.
La colonna sonora di amori spezzati
Negli anni ’60, le emozioni correvano sulla carta delle lettere, nei silenzi al telefono fisso, negli sguardi rubati tra i banchi di scuola. “Non c’è più niente da fare” era la colonna sonora perfetta per quei momenti:
- una storia finita,
- un addio sussurrato,
- una speranza che si spegneva.
La si ascoltava alla radio, nei juke-box, oppure in solitudine, magari davanti a una finestra in una sera di pioggia. Era una canzone che faceva compagnia al dolore, senza giudicarlo.
Una voce che consolava, anche nel dolore
Bobby Solo non gridava, non esagerava. Cantava con dolcezza, con quella malinconia composta che sembrava dire: “So cosa provi. Ci sono passato anche io.”
Questa empatia musicale lo rese amatissimo dal pubblico, che si riconosceva in ogni nota. Il suo modo di interpretare l’amore era autentico, mai costruito: ogni parola sembrava vera, vissuta, sentita.
Successo e memoria collettiva
“Non c’è più niente da fare” fu un grande successo, nonostante non sia tra i suoi brani più noti come “Una lacrima sul viso”. Eppure, per molti fan e nostalgici, questa canzone è una delle più profonde del suo repertorio.
È rimasta nel cuore di chi l’ha vissuta, ma continua a emozionare anche le generazioni successive. Oggi, in un mondo pieno di canzoni d’amore "usa e getta", il brano di Bobby Solo risuona come una dichiarazione d’intensità e sincerità senza tempo.
La forza delle canzoni tristi
C’è qualcosa di terapeutico nella musica malinconica. Canzoni come questa non servono a farci dimenticare il dolore, ma a riconoscerlo, ad accettarlo, a viverlo.
In un momento storico in cui tutto deve essere veloce e leggero, “Non c’è più niente da fare” ci insegna a fermarci, ad ascoltare il cuore anche quando fa male. E a capire che non siamo soli.