Quando le mamme dissero addio alla lavatrice: il boom dei pannolini usa e getta!
Negli anni '70 arrivano in Italia i pannolini usa e getta, rivoluzionando la vita quotidiana delle famiglie e segnando l’inizio di una nuova era nella cura dei neonati.

L’inizio di una rivoluzione silenziosa
Nel cuore degli anni ’70, le famiglie italiane iniziano ad accogliere una novità che cambierà per sempre il concetto di cura del neonato: i pannolini usa e getta. Fino a quel momento, le mamme (e le nonne!) si affidavano ai pannolini in stoffa, lavati a mano, stesi al sole, riutilizzati mille volte.
Un cambiamento lento, ma inarrestabile
All’inizio vennero guardati con sospetto. Erano costosi, sembravano poco ecologici e apparivano quasi "un lusso da americani". Ma ben presto ci si accorse del vantaggio enorme: niente più bucati notturni, niente più pile di panni da disinfettare.
Le pubblicità dell’epoca iniziarono a mostrare mamme felici, con neonati asciutti e puliti, mentre un jingle rassicurante accompagnava il tutto.
Le mamme italiane tra tradizione e modernità
Nonostante qualche resistenza iniziale, il pannolino usa e getta divenne un simbolo di modernità e praticità. Semplificò la vita domestica, liberò tempo per altre attività e aprì la strada alla rivoluzione dei prodotti per l’infanzia.
Certo, il bidone dei rifiuti iniziò a riempirsi più velocemente, ma per molte famiglie è stato un costo accettabile in cambio di maggiore libertà.
La curiosità (tutta italiana) che pochi conoscono
All’inizio della diffusione, alcuni pediatri italiani consigliavano comunque di alternare i pannolini usa e getta con quelli di stoffa, per "far respirare meglio la pelle". E nelle prime pubblicità trasmesse sulla RAI, veniva sempre specificato che andavano cambiati "più volte al giorno", quasi a rassicurare le mamme più scettiche.
Una cosa è certa: quando arrivarono, cambiarono la vita di milioni di famiglie. Letteralmente!