Generale: la poesia di Francesco De Gregori che racconta la guerra e l’umanità
“Generale” di Francesco De Gregori: una delle più profonde canzoni italiane, tra guerra, fragilità e poesia senza tempo.

Una canzone che è già poesia
“Generale”, brano scritto e interpretato da Francesco De Gregori, è uno di quei pezzi che non invecchiano mai. Uscito nel 1978 all’interno dell’album De Gregori, è subito diventato un simbolo.
Con la sua voce sommessa e dolente, De Gregori racconta una storia che sembra semplice, ma che dentro ha un mondo: la guerra, l’attesa, la speranza, la solitudine, il ritorno.
Ma più che una narrazione, è una carezza amara che attraversa il tempo e tocca l’anima.
“Generale... dietro la collina”: l’inizio di un viaggio
Bastano quattro parole per creare un’atmosfera. “Generale… dietro la collina…” è una frase che apre una scena silenziosa e potente: un paesaggio di guerra, ma anche di intimità emotiva.
Non è la solita canzone pacifista. È una ballata personale, malinconica, che non alza la voce, ma sussurra verità enormi. È la storia di un uomo, ma anche di tutti gli uomini che si sono trovati dentro un conflitto, qualunque esso sia.
Una melodia semplice, un impatto enorme
La forza di “Generale” sta anche nella sua musica essenziale. Un arpeggio delicato di chitarra, un ritmo lento, quasi da ninna nanna per adulti stanchi.
Nessun arrangiamento pomposo: solo quello che serve per accompagnare parole che parlano da sole. Eppure, ogni nota scava dentro, con la stessa intensità del testo.
De Gregori: il cantautore che scrive romanzi in tre minuti
Francesco De Gregori è uno dei più grandi cantautori italiani. Il suo stile è spesso criptico, pieno di immagini, citazioni, riferimenti. Ma in Generale, tutto è chiaro e diretto.
Forse è per questo che ha colpito così tanto. È uno dei suoi testi più accessibili, ma allo stesso tempo tra i più profondi. Non c’è bisogno di interpretazioni complesse: il dolore e la bellezza di ciò che racconta arrivano subito.
Un messaggio universale
Anche se ambientata in un contesto bellico, “Generale” non è solo una canzone sulla guerra. È una canzone sull’attesa, sulla speranza, sulla fragilità umana. Parla del desiderio di tornare a casa, del bisogno di normalità, della malinconia che abita il cuore di chi ha visto troppo.
"Generale, la guerra è finita
il nemico è scappato, è vinto, è battuto
dietro la collina non c'è più nessuno..."
Un verso che è un sollievo, ma anche una resa amara.
Un brano che attraversa le generazioni
Nonostante sia stato pubblicato alla fine degli anni ’70, “Generale” è amata da ogni generazione. È stata reinterpretata da altri artisti (tra cui Vasco Rossi), suonata nei cortei, nelle piazze, nelle scuole.
La sua forza è quella di parlare a tutti, in ogni tempo. Perché ognuno ha avuto, almeno una volta, il proprio “Generale”. Qualcuno da aspettare, qualcosa da superare, una battaglia da chiudere.
Quando la musica fa riflettere in silenzio
Non tutte le canzoni devono far ballare. Alcune devono far fermare. “Generale” è una di quelle. Parte, e il tempo si ferma. Si abbassa il volume della vita, si alza quello dell’anima.
È una colonna sonora per i momenti di pensiero, per i tramonti malinconici, per le sere in cui si guarda indietro e si cerca un po’ di pace. È una poesia che si fa canzone, senza bisogno di spiegazioni.