Quando i sogni italiani volarono oltreconfine: la nascita delle vacanze-studio negli anni '60 e le incredibili curiosità
Negli anni '60 prende piede in Italia il concetto di vacanza-studio all'estero, rivolto ai giovani desiderosi di imparare l'inglese e il francese direttamente nei Paesi d'origine.

Un nuovo modo di imparare: l’esplosione delle vacanze-studio
Negli anni '60, in un'Italia in pieno boom economico e desiderosa di apertura verso il mondo, nasce il concetto di vacanza-studio all'estero. Per la prima volta, i giovani italiani ebbero la possibilità di partire per l'estate verso il Regno Unito o la Francia, unendo lo studio delle lingue straniere a un'esperienza di crescita personale e culturale.
Londra e Parigi: mete da sogno per una generazione in fermento
Le destinazioni più ambite erano ovviamente Londra e Parigi, città simbolo di modernità, cultura e apertura. Studiare l'inglese o il francese in questi luoghi rappresentava un salto nel futuro, un'occasione irripetibile per tanti ragazzi e ragazze che volevano uscire dai confini di un'Italia ancora legata a tradizioni provinciali.
Tra college, famiglie ospitanti e nuove amicizie
Le vacanze-studio non erano solo scuola: comprendevano soggiorni in famiglie ospitanti, escursioni culturali, visite ai monumenti più iconici e soprattutto l'opportunità di conoscere coetanei provenienti da tutto il mondo. Una vera immersione in nuove realtà linguistiche e sociali.
L’influenza della musica e dello spettacolo
Il fascino delle vacanze-studio era amplificato anche dalla cultura pop dell'epoca: i Beatles a Londra, la Nouvelle Vague a Parigi, gli stili di vita raccontati da film e musica che influenzavano profondamente i giovani italiani. Quelle esperienze all'estero diventavano piccoli riti di passaggio, trampolini verso una mentalità più aperta e internazionale.
Una curiosità sulle prime vacanze-studio
Pochi sanno che i primi programmi di vacanza-studio furono inizialmente riservati ai figli di famiglie benestanti o appartenenti alla borghesia urbana. Solo nel corso degli anni, grazie a borse di studio e programmi scolastici, l'opportunità si estese anche a studenti di ceti sociali meno abbienti. Un lento ma importante passo verso una maggiore democratizzazione dell’educazione internazionale.