La radio tascabile a transistor: il piccolo grande oggetto che accompagnò intere generazioni

La radio tascabile a transistor: un compagno inseparabile dagli anni ’60 agli ’80 tra musica, partite e momenti di vita quotidiana.

21 novembre 2025 13:35
La radio tascabile a transistor: il piccolo grande oggetto che accompagnò intere generazioni -
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Un oggetto semplice, ma rivoluzionario

Prima che arrivassero smartphone, cuffiette Bluetooth e streaming, c’era lei: la radio tascabile a transistor. Piccola, leggera, portatile, con quella custodia rigida, spesso in finta pelle, capace di resistere a tutto. Bastava accenderla e girare la rotellina per sintonizzarsi sul mondo. Negli anni ’60, ’70 e ’80 era un oggetto prezioso, quasi magico: con poche pile e un’antenna minimal ti permetteva di ascoltare musica, notiziari e radiocronache. Era l’oggetto che tutti i papà portavano con sé, che i ragazzi infilavano in tasca, che le nonne usavano in cucina mentre preparavano il pranzo.

La compagna fedele dei momenti importanti

Questa piccola radio ha partecipato a pezzi di vita che oggi ricordiamo con affetto. Le partite della domenica ascoltate in silenzio, con il dito sulla rotella per non perdere il segnale. Le hit del momento che passavano nelle trasmissioni serali, quando le famiglie si riunivano nel salotto e la voce gracchiante della radio sembrava già una magia.
La si portava al mare, in campagna, ai pic-nic, nelle gite scolastiche. Bastava poggiarla sul tavolo e subito diventava la voce della giornata, un sottofondo continuo che dava ritmo al tempo. Chiudendo gli occhi, si possono ancora sentire quelle interferenze tipiche, quel fruscio inconfondibile, il “clic” deciso quando si spegneva. Ogni suono era parte di un rituale che oggi non esiste più.

Una finestra sul mondo in un’epoca diversa

Negli anni in cui la tecnologia era più lenta ma forse più affascinante, la radio a transistor rappresentava una vera e propria finestra sul mondo. Permetteva di scoprire musica nuova, di seguire i programmi preferiti, di sentire la voce di speaker e cantanti che diventavano quasi amici di famiglia.
Per molti ragazzi fu il primo oggetto “proprio”: qualcosa da tenere con cura, da portare negli zaini o nelle tasche dei giubbotti. Era un segno di autonomia, un modo per sentirsi grandi. Ed era anche un ponte tra generazioni: tutti la usavano, tutti la conoscevano, tutti ne hanno almeno un ricordo vivido.

Un simbolo di nostalgia che ancora emoziona

Rivedere oggi una radio come quella in foto significa tornare indietro a un tempo più analogico, più lento, ma ricco di calore. Significa ricordare le serate d’estate sul balcone, con la radio appoggiata su una sedia. Le mattine d’inverno in cucina, con le notizie che arrivavano tra un caffè e un biscotto. Le prime canzoni dell’adolescenza ascoltate di nascosto per non svegliare nessuno.
La radio tascibile non era soltanto un apparecchio: era un pezzo di vita, un oggetto che ha segnato un’epoca e che oggi sopravvive nella memoria come una piccola grande icona del passato.

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