Come le viole di Peppino Gagliardi: la malinconia che non sfiorisce mai
“Come le viole” di Peppino Gagliardi (1971): una delle canzoni più struggenti della musica italiana, simbolo d’amore e nostalgia senza tempo.
Una canzone che profuma di malinconia
Ci sono brani che non appartengono solo a un’epoca, ma a un sentimento. “Come le viole”, pubblicata nel 1971 e interpretata da Peppino Gagliardi, è una di quelle canzoni capaci di fermare il tempo. La voce calda e velata di tristezza dell’artista napoletano accompagna un testo che parla d’amore, di ricordi e di quel dolore dolce che solo le grandi passioni sanno lasciare.
Era la musica di un’Italia che cambiava, ma che aveva ancora bisogno di emozioni vere, di parole semplici e sincere. Bastavano pochi accordi e una frase sussurrata per far riaffiorare memorie di amori vissuti e mai dimenticati.
Peppino Gagliardi, il poeta della voce
In un panorama musicale dominato da melodie leggere e spensierate, Gagliardi portava l’anima, regalando al pubblico canzoni che sapevano toccare il cuore. “Come le viole” è una dichiarazione di resa e di speranza insieme: l’immagine dei fiori che appassiscono con l’arrivo dell’inverno diventa metafora della fine di un amore, ma anche della sua dolce persistenza nel ricordo.
Il brano conquistò il pubblico per la sua intensità e per quel modo unico che aveva Peppino di cantare: con la voce rotta, come chi ha amato davvero. Era la musica delle radio a transistor, dei salotti pieni di vinili, delle serate in cui si ascoltava in silenzio, con gli occhi chiusi e il cuore che batteva forte.
Un’emozione che attraversa le generazioni
Riascoltare oggi “Come le viole” significa rivivere un tempo in cui le canzoni raccontavano storie vere, piene di sentimento e poesia. Non c’erano effetti o artifici, solo un pianoforte, un’orchestra e una voce capace di emozionare.
Per chi era giovane negli anni Settanta, quella melodia è un viaggio nei ricordi: i primi amori, le lettere scritte a mano, le lacrime nascoste dietro un sorriso. Per chi l’ha scoperta dopo, è una finestra aperta su un modo di sentire più autentico, dove la malinconia era un valore e non una debolezza.
La bellezza delle canzoni che restano
A distanza di più di cinquant’anni, “Come le viole” non ha perso il suo fascino. La si ascolta ancora nelle radio, nei juke-box dei locali vintage o nelle playlist dedicate alla musica italiana d’autore. È una canzone che unisce generazioni, che parla di noi anche quando non la conoscevamo ancora.
E forse è proprio questa la sua forza: ricordarci che certi amori non passano mai, proprio come le viole che, anche se appassiscono, continuano a profumare il ricordo.