Samarcanda di Roberto Vecchioni: la ballata che fece correre l’anima di un’intera generazione

“Samarcanda” di Roberto Vecchioni (1977) è una ballata poetica e malinconica che ha segnato il cuore di chi è cresciuto negli anni ’70 e ’80.

24 ottobre 2025 06:05
Samarcanda di Roberto Vecchioni: la ballata che fece correre l’anima di un’intera generazione -
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Una canzone che racconta la vita e il destino

Era il 1977 quando Roberto Vecchioni portò al pubblico una canzone che avrebbe lasciato un segno indelebile nella storia della musica italiana: “Samarcanda”. Un brano che a un primo ascolto poteva sembrare allegro, quasi una filastrocca, ma che nascondeva un significato profondo.
Dietro quel ritornello inconfondibile — “Oh oh cavallo, oh oh…” — si celava una storia sul destino, sulla fuga e sull’inevitabilità della vita. Un soldato che scappa dalla morte e finisce per trovarla proprio dove cercava rifugio: a Samarcanda. Una metafora potente che, con semplicità, parlava di noi, delle nostre paure e del desiderio di sfuggire a ciò che ci spaventa.

L’incanto dei cantautori di un tempo

Negli anni ’70, la musica italiana stava vivendo una delle sue stagioni più intense. Vecchioni era un poeta, un professore capace di mescolare letteratura e melodia, di trasformare un racconto antico in una ballata moderna.
“Samarcanda” era diversa da tutto ciò che si sentiva in radio: non parlava solo d’amore, ma di destino e consapevolezza, di quella corsa che tutti, prima o poi, intraprendiamo contro il tempo. Eppure, nonostante il tema malinconico, riusciva a far ballare, a far sorridere, a far cantare intere piazze.
Era la magia di quegli anni: quando una canzone sapeva essere profonda e leggera allo stesso tempo, capace di unire generazioni davanti a una radio accesa o a un vinile che girava piano.

Un ricordo che continua a vivere

Chi ha vissuto gli anni Settanta o Ottanta ricorda bene cosa significava ascoltare “Samarcanda”: la si cantava in macchina durante i viaggi estivi, nelle feste di paese, nei falò sulla spiaggia. Bastavano poche note per creare un’atmosfera sospesa, in cui il tempo sembrava fermarsi e tutti tornavano un po’ bambini.
Riascoltarla oggi significa rivivere quei momenti: le estati infinite, le risate, gli amori appena nati. È una canzone che porta con sé un senso di nostalgia dolce e viva, come se ogni parola fosse un frammento di memoria condivisa.

La poesia che non invecchia mai

A distanza di quasi cinquant’anni, “Samarcanda” resta una delle canzoni più amate del repertorio di Vecchioni. La sua forza sta nella semplicità poetica, nella capacità di parlare di temi universali con parole che restano in testa e nel cuore.
Non è solo una canzone, ma un racconto che continua a emozionare chi la scopre per la prima volta e chi la conosce da sempre. È la dimostrazione che la vera musica non ha età: vive nei ricordi, nelle emozioni e in quel ritornello che, ancora oggi, ci fa sorridere e pensare.

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